martedì 13 dicembre 2011

coffee

Prendete la chiavetta del lavoro, inseritela nella macchinetta e dopo aver tolto tutto lo zucchero, prendete il 61: caffè corto. E avrete:

Caffè come Amicizia
Non ho mai scritto o detto così tante volte la parola “caffè” come in questi dieci mesi di lavoro.
“Caffè” è stata la parola che ha usato CollegaUomo per rompere il ghiaccio e iniziare a conoscermi. Non so che prima impressione gli abbia fatto, fatto sta che abbiamo iniziato il rituale del caffè alle 8.10, subito dopo aver lanciato le transazioni su SAP. Ha iniziato a conoscermi proprio mentre ci distruggevamo lo stomaco con quell’acqua nera bruciacchiata e puzzolente, che prendo rigorosamente senza zucchero. Siamo diventati amici/colleghi. Dieci mesi, circa quattro settimane al mese, cinque giorni a settimana, ferie più ferie meno, circa 180 caffè.
Dopo un mese si è aggiunta CollegaDonna. All’inizio non credo le piacevo molto. Non so se fosse un’idea sua o indotta dall’esterno. Fatto sta che ora che non lavoriamo più insieme, ci sentiamo almeno due volte a settimana su Skype.

Caffè come Approccio
Non ci avevo mai pensato. O non ho mai avuto modo di pensarci. Probabilmente perché nessuno aveva mai approcciato a me con “caffè”.
Ore 7:50 del mattino, sveglia ormai da un’ora e mezza, il mio cervello può considerarsi in funzione. Ma per quali funzioni non è dato sapere. Mi avvicino alla macchinetta per timbrare, mi giro e Spilungone mi fa “Vuoi un caffè?”. Ed io, con l’aria più naturale del mondo, forse proprio perché ignara di ciò che “caffè” nascondeva, ho risposto candidamente “mmmm, no grazie! Ciao!”.
Dite che è come se l’avessi calpestato?

Caffè come Pettegolezzo
Magari ci parli tutti i giorni per lavoro, ci scrivi mail di lavoro, magari ci scambi mail non proprio di lavoro e magari vi sentite anche fuori lavoro. Si chiama amicizia. Ma se ci prendi il caffè alla macchinetta e qualcuno ti vede, sei la sua amante.
Quando lavoravo ho preso caffè con diverse persone appartenenti al genere maschile. Ciò fa di me una facile?

Caffè come Nuova Amica
Ha un anno in più di te, ma è simpatica, sveglia, intelligente e ci entri subito in sintonia. Ci fai pausa una, due, tre volte e poi ti trovi a raccontarle cose che non avresti pensato le avresti mai raccontate ad una persona che conosci da qualche mese. E poi scopri che anche lei ha fiducia in te. E ringrazi la pausa caffè per la nuova amica.

Caffè come Orgoglio
Un giorno ti chiama il tuo collega, quello di cui hai timore, che ogni volta che ti chiama grida insulti in ogni direzione e ti chiede di fare pausa caffè. Lì dubbiosa e con qualche timore dici di si. Poi scopri che ascolta la tua stessa musica, che anzi, la conosce proprio la musica e ti racconta cose che non sapevi. Scopri che gli piace giocare a golf, ma è l’ultima cosa alla quali avresti pensato. Ti fa piacere parlare con lui, anche se ogni tanto continui a pensare che lo fa per pena, dopo che quella volta che ti ha chiesto “Ma tu qui dentro con chi parli?” gli hai risposto “con nessuno”. E la cosa che più ti fa piacere è quando l’altro ti dice che in tre anni non lo ha mai visto prendere il caffè con nessuno. E che ha stima di te.

not my own work

Di certo non hai mai visto come ti guardavo.

lunedì 5 dicembre 2011

it’s not fair!

Le pubblicità parlano tutte di lotta allo sporco e al calcare. Non ho mai visto tre coinquilini lottare così duramente contro il calcare. I prodotti per eliminare sporco e calcare sono migliorati negli ultimi anni. Non serve più bagnare il rubinetto, strofinare il prodotto con un panno morbido, attenzione, non con una spugna abrasiva altrimenti si graffia irreparabilmente, aspettare quindi qualche minuto affinché il prodotto faccia effetto, sciacquare con cura e poi asciugare, sempre con un panno morbido. Mastrolindo è andato in soccorso di molte donne. Casalinghe disperate che prima passavano la mattinata a pulire il bagno, ora possono tranquillamente permettersi l'ora di gag la mattina.
Non mi sembra giusto! Tutti lottano contro il calcare, ma chi ci pensa ai rubinetti? Quei malefici mostri d'acciaio che sembrano stare lì immobili ma sono pronti a colpirti quando meno te lo aspetti. Ecco, ieri nessun Matrolindo è venuto in mio soccorso quando il maledetto ha scontrato la mia gamba, lasciandomi una noce viola poco sopra il ginocchio.
Via il calcare, lotta dura contro il rubinetto!

domenica 4 dicembre 2011

#1. mother

Mother: Alice, cosa vuoi per pranzo?
Alice: La zuppa di cereali.
Mother: Ma penso che papà voglia le fettuccine. Vuoi le fettuccine?
Alice: Ma che me lo chiedi a fare cosa voglio per pranzo se poi dici che pensi che papà vuole un'altra cosa. Chiedi direttamente a lui che vuole per pranzo.
Mother: Oh, non si può parlare in questa casa, e a me già girano stamattina.

sabato 3 dicembre 2011

orange color

Il colore arancione, per intenderci #FF9900, è il colore che più detesto in assoluto. Non solo non ho niente di arancione, ma se mi regalano un orologio con delle piccolissime lancette arancioni, io avrò da ridire. Non mi va giù.

Eppure adoro tutti i cibi arancioni: l'arancia, il cachi, i ravioli di zucca, le albicocche, le marmellate, il melone, i gamberi, le carote, le camille, il salmone (che se anche esiste il color salmone, a me sembra sempre arancione), i peperoni, i mandaranci, i sofficini....

giovedì 1 dicembre 2011

my person

In english for you, B. 
Meredith: Hai detto che Derek e io non ce l'avremmo fatta..Christina: E sono stata karmicamente impalata per averlo detto.Meredith: Ma hai ragione. La gente non vive per sempre felice e contenta, la gente a malapena riesce a vivere. E allora perché dovrebbe essere diverso per Derek e me?Christina: Meredith, perché ti importa di quello che penso io?Meredith: Perché tu sei la mia persona. E se farò questo con lui, se divento una ragazza sana, una ragazza tenera e sdolcinata che convive, ho bisogno di te. Devo sapere che ci sei, ho bisogno che mi incoraggi. Perché sei l'unica che mi conosce veramente, che sa tutto di me. Ho bisogno che tu faccia finta che ce la farò, anche se non ci credi, perché se mi abbandoni ora, allora sul serio, non ce la farò. E non avrò mai il lieto fine e questa sarà solo..Christina: La vita.Meredith: Guarda che ti sto pregando.Christina: Io credo che tu e Derek ce la farete, farete funzionare la cosa.Meredith: Lo dici solo per farmi felice?Christina: Sono la tua persona. Sono dalla tua parte.

Tutti noi abbiamo la nostra Persona. L’unica che sa tutto, che basta uno sguardo, che sa cosa dirti e come nel momento giusto. Quella che mentre stai pensando di mangiarti una confezione da mezzo chilo di gelato usando come cucchiaino i biscotti al cioccolato, ti manda un messaggio e ti fa sorridere.

La mia persona a gennaio partirà. Andrà all’estero per qualche mese. La felicità che provo per lei, l’orgoglio per il coraggio, sono pari all’intensità della mancanza che proverò.
L’ho conosciuta in quarta elementare, si era trasferita da un’altra città. Non andavamo nella stessa classe, ma i nostri genitori erano i rappresentanti di classe. Me la ricordo come la bambina con le orecchie grandi. La conoscenza vera e propria credo sia nata in realtà alle medie, neanche lì eravamo in classe insieme, ma giocavamo a pallavolo insieme. E camminavamo, tanto. Camminavamo da una parte all’altra della città. Le raccontavo che mi piacevano sempre i più belli della scuola, quelli che non mi avrebbero mai guardata. e dicevamo un sacco di cazzate.
Abbiamo giocato a pallavolo insieme per 5 anni credo. Lei era centrale e io opposto. Lei era titolare e io stavo in panchina. Almeno negli ultimi due anni.
È stato nel 1999, finite le superiori, quando inizi a crescere. L’ho vissuta per anni, poi ci siamo perse, ma è sempre stata la mia persona, perché dopo anni siamo tornate. E lei era sempre B, anche se diversa.
Lei è quella che ascolta, o meglio, legge, i cinque messaggi di fila che le mando quando penso e mi chiede se deve veramente rispondere o se è solo uno stream of consciousness. Lei è quella delle conversazioni improponibili su msn, come quella volta di zulzeri, il famoso Andrea Zulzeri. Rido ancora se ci penso…
Mi ha accompagnata all’università il giorno del mio ultimo esame. Non so se sa quanto è stata importante.
Lei è quella che suggerisce messaggi e mail, e ti evita figuracce; se non ti risponde ai messaggi è perché come al solito ha finito il credito. È quella del bicchiere di plastica con i pezzettini di cocomero dentro. Una macedonia? Si, grazie.
Per anni ci siamo fatte la stessa foto, abbracciate, sul suo divano di casa, con il gatto di fronte a noi, comodamente seduto sulla sedia. Noi e le nostre scarpe dell’onix con la suola alta. B, ti ricordi quando abbiamo scritto i nostri nomi e quelli dei nostri ragazzi nel bagno della palestra della scuola con un cuore intorno?
La mia Persona sa quando deve parlarmi e quando mi deve lasciare da sola, quando mi deve cazziare e mettere l’evidenza davanti agli occhi, quando mi servono i disegnini per capire le cose e me le ripete mille e mille volte. E sa quando mi serve un’uscita. La mia B è quella che chiamo, le arrivo a casa e la interrompo mentre beatamente si guardava la millesima puntata di “how I met your mother”, parliamo e poi mi dice grazie. Lei mi è venuta a trovare a Malta. Ha preso l’aereo ed è venuta. Ora, può non sembrare niente, ma lei c’era.
Non ha paura di chiedermi le cose, fa domande difficili e la detesto perché so che ha ragione. Il più delle volte. Non montarti la testa. Sei sempre quella che alla frase “ho visto un cane morto per la strada” ha chiesto “in che direzione andava?”.
Io sono una persona cupa e triste, ma non con lei. Lei l’abbraccio. A volte. Sono abbracci virtuali la maggior parte. Decisamente si. A Malta l’ho abbracciata tanto. Non dirò mai che ho quasi pianto.
È stata con me mentre vomitavo l’anima alla festa di Halloween e mi diceva di mangiare i biscotti e ascoltava i miei “sto per morire”.
  
Lei è la mia Persona, quella con cui ho bevuto l’infuso fragola e mango mentre guardavamo Harry Ti Presento Sally.

B, I'm on your side.
I love you B.